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Di Massimo Guerra - Spezia a pochi passi dalla storia, ma c'è da superare il forte Chievo in semifinale domani sera (ore 21 stadio Bentegodi, dirige Ros di Pordenone) e non sarà un gioco da ragazzi.

La squadra neo-retrocessa affidata ad Aglietti - artefice della promozione del Verona la scorsa stagione - non ha convinto come da progetto di immediata risalita ma la gara vinta contro l'Empoli di Marino ha confermato tutte le sue potenzialità, e malgrado la partenza di giocatori del calibro di Meggiorini e Rodriguez può schierare giocatori da A quali Ceccherini, Vignato e Garritano migliore in campo contro i toscani.

A differenza dell'Empoli il Chievo non ha una rosa sconfinata, e la doppia partita in più rispetto alle Aquile potrebbe sentirsi sulle gambe dei clivensi nella sfida di andata di domani sera, ma meglio non illudersi.

In campionato sappiamo come è finita, 0-0 all'andata al Picco (fatica bestiale) e incredibile 3-1 al ritorno, meritata ma viziata da alcune discutibili decisioni arbitrali.

A Italiano - che rumors indicano in viaggio per Genova- il difficile compito di preparare una strategia tattica e mentale in grado di sopperire alle evidenti differenze di organico, perché le assenze di Capradossi, Marchizza, Mastinu e la condizione posticcia di Galabinov e Ragusa sono dati di fatto che non possono essere ignorati.

Vero è che una delle caratteristiche e dei meriti di Italiano alla guida delle Aquile è stato quello - superata la diffidenza iniziale dei senatori grazie a Guido Angelozzi - di iniettare fiducia a quintali nelle vene dei suoi ragazzi, riuscendo ad impiegare ognuno di loro anche in ruoli inediti ma sempre con ottimi risultati.

Per fare alcuni nomi dei meno utilizzati un Acampora mai visto, testa alta e stantuffo dai piedi buoni, Bastoni terzo centrale, tecnico e aggressivo, per non parlare di Mastinu che a tratti sembra addirittura un lusso per qualità di giocate, il tutto su un telaio rodato e stremato, oggi guidato dietro da Scuffet e Terzi, in mezzo da Mora e Bartolomei con le sfuriate verticali di Maggiore, davanti con il baluardo Gyasi, unico a mantenere la posizione ma sempre meno gregario e con un cuore grosso così.

Le sorprese potrebbero essere in chiaro scuro a partire da domani, perché Nzola a campo aperto può spaccare, e chissà che Gudy non ritrovi quella verve che all'andata gli fece colpire il palo.

Se gloria sarà - difficile ma continuiamo a sognare - sarà la gloria dei gregari, dei più giovani della B con il carattere dei veterani e con il segreto sogno che alberga anche nei loro cuori, come la passione dei tifosi a Follo che può vincere contro qualsiasi avversario, o almeno provandoci fino all'ultima goccia di sudore per onorare al meglio una maglia amatissima e una stagione comunque da record.

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