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Da oggi Spezia ha uno slargo intitolato agli spezzini che hanno dedicato la vita allo studio di Dante In evidenza

Scoperta la targa davanti alla Palazzina delle Arti in via del Prione, intitolata ai dantisti Gaetano Zolese, Ubaldo Mazzini, Ettore Cozzani e Rinaldo Orengo.

Da oggi La Spezia ha uno slargo dedicato a quattro illustri spezzini che hanno dedicato la loro vita allo studio di Dante Alighieri: Gaetano Zolese, Ubaldo Mazzini, Ettore Cozzani e Rinaldo Orengo.

Nell’anno delle celebrazioni del Sommo Poeta, a 700 anni dalla sua morte, questa mattina è stata scoperta la targa dedicata ai dantisti spezzini, nello slargo di fronte alla Palazzina delle Arti in via del Prione.

Hanno scoperto la targa il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e il primo cittadino di Mulazzo, Claudio Novoa, alla presenza del presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei, dell’assessore alla toponomastica Maria Grazia Frijia e dei rappresentanti dei Comuni che hanno aderito al protocollo "Sulle vie di Dante tra Liguria e Toscana", sottoscritto nei mesi scorsi per l’individuazione di un sistema turistico interregionale denominato "Le vie di Dante tra Liguria e Toscana". Un nuovo strumento per la promozione turistica che mette in “connessione” diversi territori, ognuno con una propria peculiarità capace di restituire al turista una nuova modalità di soggiorno.

In particolare il protocollo “Le vie di Dante tra Liguria e Toscana” celebra nel 2021 i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il quale, nel corso della sua vita, ha effettuato un cammino che lo ha portato ad attraversare la Lunigiana. Il protocollo vuole quindi valorizzare gli itinerari e i luoghi che hanno visto il Sommo Poeta nel suo esilio nel territorio della Lunigiana storica.

Durante la cerimonia sono stati letti alcuni versi della Divina Commedia dal prof. Piergiorgio Cavallini, dialettologo locale, con la partecipazione del Gruppo storico di Fivizzano Oste Malaspinaensis.

"Anche La Spezia ha voluto commemorare questo importante anno dedicato a Dante - ha dichiarato l’assessore Frijia - Con questa iniziativa si rende omaggio al Sommo Poeta simbolo del nostro Paese, ma anche a figure di spicco della nostra città che con questa occasione vogliamo ricordare".

Il luogo è destinato a diventare nell'immaginario collettivo "Il largo dei dantisti", cioè un punto di ritrovo per gli studiosi del settore dove fare pubbliche declamazioni e piccoli spettacoli.

Gaetano Zolese (1819-1892)

Attraverso diverse epistole indirizzate a vari studiosi, seppe fornire precisazioni filologiche rigorose su passi cruciali di Inferno I e Inferno V.

Proprio del primo Canto del Poema lo Zolese sviluppò un commento completo (Il primo canto dell’Inferno interpretato dal professore Gaetano Zolese, 1885) che rappresenta il primo contributo finora conosciuto alla tradizione della Lectura Dantis Lunigianese.

Ubaldo Mazzini (1868-1923)

Fu il genio assoluto della spezzinità. Mazzini fu storico, archeologo, poeta e letterato. Ben figurò nella monografia celebrativa "Dante e la Lunigiana" del 1909 con ben quattro interventi di alto magistero in ordine ai luoghi danteschi locali: Luni, i monti di Luni e Carrara; Lerici; Valdimagra e la Magra; il Monastero di Santa Croce del Corvo. Nel medesimo volume curò anche l’ottima scheda dedicata a Gaetano Zolese.

In seguito illustrò magistralmente il contenuto di due documenti pisani attestanti un importante imparentamento tra i Malaspina dello Spino Secco e i Conti di Donoratico (Il matrimonio di Manfredina Malaspina di Giovagallo con un figlio del conte Ugolino (con una postilla dantesca), 1915).

Da registrare nella produzione di sonetti in vernacolo spezzino un componimento in dedica al Conte Ugolino (A morte der Conte Gulin), che rappresenta una parafrasi satirica, secondo il suo stile, in terzine dantesche del celeberrimo incipit di Inferno XXXIII.

Sulle prime pagine di un commento della Commedia appartenuto con certezza al Mazzini, recentemente recuperato dal CLSD, è stata scoperta, annotata a matita, una interessante variante di Inferno XXXIII 75 («Poscia il dolor poté più che il digiuno»).

Ettore Cozzani (1884-1971)

È il primo studioso lunigianese che, pur essendo nato ancora nel secolo XIX, ha visto la propria opera dantesca proseguire ben oltre la Seconda Guerra Mondiale.

Fu poeta, scrittore, saggista, editore. Fondò “L’Eroica” - rivista di cui solo in tempi recenti è stato riconosciuto l’eccezionale valore - e per tutta la vita fu un eterno innamorato di Dante, del Pascoli (di cui fu devotissimo allievo) e della Patria. Alcuni suoi stilemi inusuali, prodotti nella gestazione ventennale del Poema del Mare, si ritrovano intatti nella produzione del Montale dei fatidici Ossi di Seppia, così come l’uso frequente della rima sdrucciola, appreso direttamente dal magistero pascoliano.

In campo dantesco ci ha lasciato un appassionato discorso nazionalista (Un Dante nuovo per una nuova Italia, 1937), un commento mirabile al complesso esoterismo sviluppato dal grande maestro romagnolo (Pascoli - il poeta di Dante, 1939), almeno una lectura dantis pubblicata (Il canto di Francesca, 1957), una partecipazione al VII Centenario della nascita di Dante (Chi è Beatrice?, 1965) - in cui riprende in toto le tesi del lunigianese Carlo Andrea Fabbricotti, purtroppo mai citato e una difesa forte, razionale e commovente di Gemma Donati, la moglie di Dante (Difendo Gemma Donati, la moglie di Dante, 1966).

Rinaldo Orengo (1895-1980)

Negli anni ’70 fondò a Sanremo la Casa Editrice Mizar, per la quale pubblicò accurate antologie critiche, tra gli altri, di Vilfredo Pareto e Gabriele D’Annunzio. Fondatore del “Convivium Dantis - Cerchia di Liberi Dantisti”, associazione con sede a Riva Ligure, a lui si debbono tre titoli a carattere dantesco, di cui due sono opere monumentali.

La prima pubblicazione è un articolo a carattere astronomico (Un documento celeste per Dante) comparso, in due numeri successivi, sulla prestigiosa rivista “Coelum”, nel 1966. Basato sulla citazione marziana di Purgatorio II, lo studio vale ad evidenziare che l’opposizione del pianeta vista sul «marin suolo» poté avvenire sulle coste dell’Alto Tirreno intorno al 1315, data a cui si rifa la celebre testimonianza dell'Epistola di frate Ilaro del Monastero del Corvo di Bocca di Magra.

Le altre due opere sono Le arti del mare in Dante (1969), già vincitrice nel 1965 del concorso nazionale dantesco indetto dall’Ateneo Prealpino di Varese, e Dante uomo di scienza - Note polemiche sui riferimenti astronomici della divina Commedia e sulla cronologia particolare del Viaggio (1978).

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